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La storia del Palio Marinaro

La notizia è di quelle da far venire una colica di fegato a qualsiasi Santostefanese medio: il Palio Marinaro che ogni anno si corre all’isola del Giglio il 10 Agosto, festa di San Lorenzo, non solo ha radici più antiche di quelle dell’Argentario, ma è addirittura il più antico d’Italia. La straordinaria notizia è contenuta nel volume “Cronache Gigliesi 1574-1799”, frutto di anni di una certosina ricerca in vari archivi storici toscani compiuta dall’architetto Bruno Begnotti, presidente Associazioone Amici dell’isola del Giglio. Da carte da lui rinvenute nell’archivio comunale si rileva infatti che nel 1782, a Giglio Porto, la disputa del Palio Marinaro in occasione della festa di San Lorenzo era già una tradizione. Che si trattasse di un palio marinaro come lo intendiamo oggi è confermato dalla citazione di altre manifestazioni folcloristiche collaterali, come la corsa degli insaccati, che si è poi continuata per secoli, fino a pochissimi decenni fa. Queste notizie sono inoltre molto singolari alla luce di altre considerazioni.

E vero che la Chiesa di San Lorenzo a Giglio Porto (che ancora esiste, sconsacrata ed adibita a magazzino, nella omonima via) è sempre indicata, assieme alla Torre del Porto, in tutte le più antiche mappe dell’isola, ma il paese, nel 1782, era composto da sole 10 famiglie per un totale di 57 abitanti. Giglio Porto, come tale, si può considerare nato nel 1728, allorché il Governatore dell’isola concesse ai pescatori napoletani di pescare corallo in quelle acque.

Prima, lungo la spiaggia del porto, esistevano solo i magazzini degli abitanti del Castello, l’altro centro abitato dell’isola. Effettivamente i componenti del “comitato dei festeggiamenti” del 1782, che firmarono la richiesta di autorizzazione al Governatore di fare spari durante la festa, erano del Castello. Si chiamavano Ambrogio Giudici, di 23 anni, Antonio Stefani, di 39 anni, Giuseppe Miliani, di 66 anni. Il professor Ennio De Fabrizio, altro cultore di cose locali, ci ha gentilmente informati che nessuno di questi era sposato ài Porto e che lo Stefani aveva il padre che si chiamava Lorenzo. Tutti questi dati ci confermano che anche gli abitanti del Castello, tradizionalmente contadini, si dedicassero in certe stagioni dell’anno alla pesca professionale assieme ai pescatori del Porto. La pesca del corallo, come già detto, ma soprattutto delle acciughe e delle sardine, veniva praticata da maggio ad agosto (a San Lorenzo conteremo i barili!) dalle ormai leggendarie “menaite” (barche che avevano preso il nome dalle omonime reti per la pesca delle acciughe, con quattro vogatori e un timoniere) non solo nelle acque dell’isola ma persino in Sardegna o addirittura in Barberia, cioè sulle coste dell’Africa settentrionale, naturalmente a remi. Considerando che i mari in quell’epoca erano ancora corsi da pirati barbareschi e che in caso di incontri per mare poco simpatici occorresse “serrare” la voga, ben pochi dubbi rimangono sulla qualità dell’allenamento dei rematori del Palio di quelle lontane epoche.

Eppure, quando oggi si corre il palio marinaro, esso sembra essere molto giovane: il motivo risiede nel fatto che si ricominciò a contare la tradizione da quando furono fatte costruire le nuove barche, nel 1968.

E i vogatori sanno bene che nei minuti della gara, nel loro sforzo e nei loro gesti, si riassumono tutte le nostre migliori tradizioni e tutta la nostra cultura del mare.

Momenti di Palio

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